Benessere

“Gluten Sensitivity”: ma il glutine fa davvero male?

Sempre più spesso si sente parlare di glutine. Fa male? è dannoso solo per alcuni soggetti o sarebbe meglio che tutti lo escludessimo dalla nostra dieta?

Tanti dubbi aleggiano intorno all’argomento ma fortunatamente esistono in letteratura diverse evidenze che consentono di orientarci.

Il glutine è una proteina contenuta in alcuni cereali come il frumento, l’orzo, il farro, la segale. Il motivo per cui sta facendo tanto parlare di sé è l’aumento negli ultimi anni dei casi clinici di “Gluten sensitivity”, ovvero la sensibilità al glutine non celiaca. Si tratta di un fenomeno i cui numeri sono in continua crescita. Sembrerebbe infatti che ne siano vittima circa tre milioni di italiani.

Ma cos’è e cosa la differenzia dalla più famosa celiachia?

La celiachia è una malattia su base autoimmune verso il glutine che consiste nell’infiammazione cronica dei villi intestinali, fino ad arrivare alla loro completa atrofia nelle forme più gravi ed avanzate. Vi è una predisposizione genica di base che è condizione necessaria ma non sufficiente a dare la manifestazione sintomatologica. Questo spiega le diagnosi tardive della malattia in molti soggetti.

La malattia celiaca è permanente e l’unica terapia attualmente disponibile è la dieta aglutinata, ossia priva di glutine.

La Gluten Sensitivity invece si sviluppa in soggetti non affetti da morbo celiaco che tuttavia presentano gli stessi sintomi dei celiaci: gonfiore addominale, diarrea alternata a periodi di stipsi, infiammazione sistemica di basso grado e quindi che spazia dalle cefalee ai rush cutanei.

All’esame endoscopico i villi dei pazienti affetti da sensibilità al glutine appaiono integri e non si evincono particolari marcatori spia negli esami del sangue come accade viceversa per gli anticorpi specifici e dosabili presenti nei celiaci.

Ciò che maggiormente è alla base di questo disagio è un’alterata permeabilità intestinale dovuta ad uno squilibrio del Microbiota, a sua volta causato dal sottoporre il nostro intestino a molteplici fattori di stress pro-infiammatori: una dieta scorretta, l’abuso nel tempo di un determinato alimento (il glutine ad esempio), gli inquinanti, i farmaci, le scariche di adrenalina continue nei soggetti ansiosi.

Trattandosi dunque di una forma di intolleranza, la cui colpa è dovuta in parte al consumo quotidiano ed eccessivo del medesimo cereale (il frumento nella fattispecie), una buona abitudine sarebbe quella di adottare una dieta di rotazione, in cui diamo la possibilità e il tempo alle cellule dell’intestino di ripristinare il loro stato fisiologico non infiammato.

Ecco dunque a voi una lista di cereali non contenenti glutine da alternare nella vostra alimentazione quotidiana a quelli che lo contengono:

-riso

-mais (no OGM)

-miglio

-grano saraceno

-quinoa

-amaranto

A seconda dei casi e della sintomatologia, un nutrizionista o un medico esperto possono valutare se è il caso di eseguire determinati esami per escludere altre problematiche (come l’intolleranza al lattosio o una disbiosi parassitaria che danno sintomi talvolta simili).

Infine l’utilizzo di colostro, dello zinco, dei betaglucani e della vitamina D3, possono essere utili per aumentare le capacità dell’organismo di tollerare gli alimenti e l’ambiente che lo circonda.

Riguardo l'Autore

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Farmacista e Nutrizionista, penna di salute e benessere per 97100. La dott.ssa Roberta si dedica al suo lavoro promuovendo modelli di prevenzione della salute umana sulla base delle più aggiornate scoperte scientifiche, somministrandole in una rubrica ricca di spunti e curiosità.

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