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Giorgio La Pira, figura fondamentale per accompagnare le nuove generazioni verso il futuro

Giorgio La Pira non è una reliquia, se ci avviciniamo a lui con la purezza del cuore, la sua figura può esserci di grande aiuto per accompagnare le nuove generazioni verso il futuro.” Con queste parole, Maurilio Assenza, direttore della Caritas diocesana di Noto, ha dato inizio all’incontro sul tema: “Riscoprire l’anima della città, etica della comunicazione e contributo alla cultura civica.” L’evento formativo, rivolto ai giornalisti e ai docenti, si è svolto di recente presso l’Istituto “San Benedetto” di Modica,  ed ha proposto un accurato approfondimento relativo alla figura di Giorgio La Pira, in occasione del 42esimo anniversario della sua scomparsa. Le relazioni sull’argomento sono state affidate a Fra Alberto Neglia, teologo carmelitano, Annachiara Valle, giornalista di Famiglia Cristiana e Paolo Nifosì, storico dell’arte.

Fra Alberto Neglia si è soffermato sulle radici mistiche che hanno caratterizzato tutta l’esistenza di La Pira. L’itinerario di conversione che lo portò a scoprire un “Gesù vivo”, tanto da sentirsi chiamato ad essere apostolo.  La Pira resterà per tutta la vita uomo di prolungata preghiera – ha puntualizzato Alberto Neglia – non si può quindi comprendere tutta la sua attività sociale e politica senza la preghiera. In realtà si rese conto presto che se si fa un’esperienza profonda di Dio, egli cambia radicalmente la nostra vita, tanto da farci diventare “ strumenti visibili della Provvidenza di Dio”. Ciò significa quindi non cercare il miracolo, ma essere noi stessi il miracolo. Strumenti di Dio per portare aiuto a chi soffre – ha continuato Alberto Neglia – egli infatti si recava nelle zone più degradate delle città per portare aiuto concreto (denaro, indumenti, cibo, farmaci) ai poveri, ma anche il  conforto attraverso le sue parole che sapevano giungere al cuore. In seguito arrivò anche l’impegno nell’ambito politico che in una lettera inviata a PioXII nel 1958 così definì : “ la politica è l’attività “religiosa” più alta, dopo quella dell’unione intima con Dio: perché è la guida dei popoli! Una responsabilità immensa, un severissimo e durissimo servizio che si assume: non negotium sed ministerium.”

Divenne sindaco di Firenze, partecipò alla Costituente, si impegnò per tessere relazioni al tempo della guerra fredda, per contribuire a costruire la pace nel mondo. Era instancabile e donò tutto se stesso sino alla fine dei suoi giorni per migliorare la società – ha concluso Alberto Neglia –

Annachiara Valle ha parlato dell’impegno profuso da Giorgio La Pira per redigere la Costituzione Italiana. Egli fece parte della “Commissione dei 75” ( Commissione speciale composta appunto da 75 membri scelti fra i componenti dell’Assemblea Costituente della Repubblica Italiana, per il progetto della Costituzione), eletto nelle file della DC non prese mai la tessera del partito – ha puntualizzato Annachiara Valle – si dedicò molto allo studio delle altre costituzioni dei paesi europei, facendo i dovuti confronti, per capire come impostare quella italiana. La Pira comprese  che la Costituzione doveva avere come principio fondante la tutela della persona. Solo così lo stato riconosce i diritti dei cittadini e li concede. Anche l’Art. 1, il 2, il 4 sono elaborati da La Pira(insieme ad Aldo Moro) come pure l’Art. 41 e soprattutto l’Art. 134 che determina l’istituzione della Corte Costituzionale, che ha il compito di verificare se le scelte dei vari governi sono aderenti oppure no ai principi della Costituzione.

La Costituzione rende coesa la nostra società – ha affermato Annachiara Valle – l’Italia usciva dal fascismo e quindi i padri costituenti hanno ritenuto necessario mettere alcuni paletti stretti proprio per questo motivo.”

Paolo Nifosì ha detto che “ Giorgio La Pira riflette molto sul rapporto tra la Gerusalemme celeste e quella terrena. Egli comprende che la città vive il percorso della Passione, della Pasqua che è luogo d’identità della persona. Con l’avvento del Cristianesimo si modifica la centralità della città, in cui la basilica, la cattedrale, il duomo identificano la città e ciò è riferito ad una dimensione europea, per cui la centralità cattolica è un punto nodale in Europa – ha puntualizzato Paolo Nifosì – ma quando i cimiteri sono stati trasferiti dalle chiese all’esterno dei centri abitati cambiano le cose. Gli agglomerati urbani assumono sempre più  una connotazione laica, che trova il suo apice nel ventesimo secolo. Le dimensioni simboliche hanno una grande importanza – ha concluso Paolo Nifosì – senza questi elementi fondanti della memoria, perderemo molto in termini di collettività, perché ormai i luoghi di aggregazione non sono più all’interno dei quartieri storici delle città ma nei centri commerciali.

Riguardo l'Autore

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Nata a Ragusa è giornalista, poeta e critico letterario. Ha scritto per il Giornale di Sicilia ed ha collaborato con varie riviste e periodici a livello nazionale. Ha pubblicato diversi volumi di poesia e curato le prefazioni di testi poetico- letterari per varie case editrici. Per oltre un decennio è stata direttore responsabile di Radio Kàris Ragusa.