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La scommessa di creare lavoro al Sud attraverso l’offerta culturale: il caso Badia Lost & Found

Un patrimonio culturale “smarrito” può essere “ritrovato” generando non solo bellezza, novità, riqualificazione, ma anche possibilità di sviluppo economico e lavorativo nella nostra terra? Qualche settimana fa parlavamo del convegno Monuments People, che ha riunito online i più importanti attori delle pratiche di gestione e valorizzazione del Patrimonio Culturale siciliano e italiano, raccontando diversi casi studio di rigenerazione urbana. Tra questi, il caso di Lentini, dove il progetto “Badia Lost & Found” sembra aver preso molto sul serio la “folle” idea che valorizzando e gestendo in maniera organica, programmata e strategica alcuni nostri luoghi, non solo si possa rilanciare l’offerta culturale, ma anche sviluppare numerose professionalità in grado di poter restare in questo territorio operando in questo campo così particolare. Ne abbiamo parlato, altrettanto seriamente, con Giorgio Franco, tra i fondatori del progetto e presidente della Coop. Badia.

Perché nasce Badia Lost & Found, e da dove ha origine questo nome?

Badia Lost & Found nasce per aumentare l’offerta culturale dei territori dell’area nord della provincia di Siracusa, ma anche per  restituire dignità all’impegno che fino ad allora numerosi studenti e professionisti avevano speso ai fini della valorizzazione del patrimonio culturale (tangibile e intangibile), Nel corso degli ultimi anni, infatti, eravamo stati testimoni di mero un “défilé” di “organizzazioni meteore” che si sono occupate per brevissime stagioni della cura, della valorizzazione e della fruizione dei luoghi della cultura laici e/o religiosi, ma che, a seguito di evidenti problematiche legate agli aspetti di tipo organizzativo interno (natura del soggetto), di tipo gestionale (accordi con il soggetto proprietario), del tempo e delle risorse economiche disponibili per eventuali necessità del sito, non hanno mediamente superato un “anno di prova” con il bene per il quale si era manifestato interesse. Era quindi necessaria una scelta di campo, in grado di dare vita in maniera concreta nel tempo, e quindi “definitiva” ad un percorso strutturato. Il nostro progetto è nato informalmente nel 2017, ed ovviamente era necessario anche di coniare una sua identità visiva: ci siamo ispirati alla logistica e alla posizione geografica -fortemente strategica- del territorio leontino; Badia, toponimo che indica il quartiere costruito intorno alla Chiesa della SS. Trinità e il Palazzo Beneventano (area indicata come “abbazia” per la presenza dei diversi ordini religiosi, da lì il nome del quartiere: Badia); mentre Lost & Found, dalla lingua inglese “smarrito e ritrovato”, è facilmente intuibile dalla sua denominazione, si tratta di un servizio aeroportuale dedicato alla restituzione di bagagli smarriti; l’eccezione sta nei bagagli che si intendono restituire: quelli della Cultura. Il rimando al vicino aeroporto di Catania/Fontanarossa è l’auspicio di un territorio che, essendo prossimo ad una “porta europea”, possa divenire sempre più ospitale, accogliente e attraente.

Nel 2020 siamo passati alla fase giuridicamente formale: abbiamo costituito la cooperativa Badia, in modo da creare un impegno serio e inedito – siglato tra cittadini e patrimonio – per passare dalla fase del volontariato, del dopo lavoro, del tempo libero, della gestione seria del bene comune come “competenza opzionale e di comune capacità”, dell’apertura occasionale, al momento della responsabilità: quella di chi decide di investire professionalmente su questo percorso. Non a caso, lo statuto della cooperativa prevede la possibilità “di riattivare spazi dismessi, organizzare eventi culturali al fine di sensibilizzare l’opinione pubblica sulle tematiche ed i principi della Cooperativa, svolgere anche a favore di terzi, attività di promozione e organizzazione di mostre, expo, seminari, convegni di studio, festival e ogni altra attività anche a livello nazionale. Vogliamo insomma distinguerci e fare strada a un nuovo modello affidabile, duraturo e moltiplicatore della cultura, che stimoli e diffonda la conoscenza della storia e delle identità del territorio, svecchiando un’offerta culturale a lungo cicatrizzata, ma soprattutto in grado di avere capacità di trasmettere/insegnare alle generazioni future.

Il vostro nome vuole essere proprio in grado di unire persone e luoghi…

Esatto, è un nome che ambisce a unire cittadini e luoghi simbolo, dal centro storico alla periferia, del territorio tutto, di Lentini e di Carlentini: stiamo stimolando l’interesse dei cittadini nel lungo periodo, offrendo sostenibilità economica e sociale al progetto stesso tramite laboratori, momenti di partecipazione e di coesione sociale con l’arte in tutte le sue forme possibili.

Perchè proprio Lentini? 

Lentini, e con essa tutto il territorio circostante, è una città da definire “unica”. È chora greca, granaio romano, fortezza federiciana, culla della poesia, oggi città della creatività urbana e porta del sudest siciliano. Vero gioiello greco e medievale, ricca di arte, storia, archeologia, a due passi da splendide località di mare e dai migliori trekking naturalistici d’Europa, ha una tradizione gastronomica contaminata dall’area etnea, pertanto invidiabile. Vero è che ha un forte bisogno d’essere culturalmente frequentata e viva, e manca in alcuni contesti di eleganza. Ma, nonostante le numerose occasioni perse in passato, ha ancora le carte in regola per essere una meta ambita. Credo sia questo “pluralismo” e questa sua stratigrafia culturale e umana a renderla “magica”.

Chi sono i ragazzi che fanno parte di Badia, Lost & Found? Visionari o ottimisti?

I “bravi ragazzi”, o come meglio preferisco, i giovani professionisti di Badia Lost & Found sono assolutamente visionari, faccio una premessa: per noi è indispensabile unire il mondo dell’arte a quello dell’intelligenza nella correlazione tra digitale e spazio fisico urbano, il nostro è un tentativo palese di trasformare il centro leontino in un acceleratore di pratiche in grado di guardare e anticipare il futuro. Dentro il nostro team, di cui la cooperativa, abbiamo storici dell’arte, ingegneri, archeologi, grafici ed altri competenti del settore della cultura e del sociale. La visione, che ci rende visionari ma non ottimisti, è un progetto che vuole conferire praticità e operatività a tutto quello che fino ad ora è stato solo pensato o forse non è stato pensato mai, senza più essere costretti solo a risolvere emergenze, un filo conduttore può essere individuato dai lettori nei molteplici incontri ospitati a Lentini in questi anni: cito un esempio, lo scorso 30 dicembre ospitammo Agostino Riitano, project manager supervisor di Matera 2019, autore di “Artigiani dell’Immaginario”, con cui siamo sempre a stretto contatto.

Un vero e proprio caso, insomma, che può essere preso a modello. Come potremmo definire bene, quindi, un “metodo Badia Lost & Found”?

Noi intendiamo la pratica dell’arte come momento di partecipazione civica e creazione figurativa di un riferimento urbano; l’arte non può essere considerata come una semplice azione giocosa. Piuttosto essa opera una trasformazione positiva e coinvolgente elevando la partecipazione dei cittadini. Il “metodo” eleva l’importanza del tempo libero a momenti senza tempo, creando eventi attraverso cui eternizzare le emozioni ed esponendo l’arte non come “oggetto da museo”, ma come atomo di una creatività da divulgare e condividere. Questa è una caratteristica tipica di Badia Lost & Found, più che un’idea.

Come legare, collegare un territorio per lo più strappato e disunito come il nostro?

Vivendo entro un territorio fortemente demotivato come il nostro, credo che sia sempre più importante generare fiducia, con meno prediche e più azioni per le città; per fortuna e purtroppo la nostra comunità detiene persone di un disarmante altruismo e, al contempo, lupi travestiti da pecore. Serve coerenza, nelle azioni come nei rapporti di relazione con i concittadini, non puoi lamentarti per  non contribuire al “benessere civico”, specie se questo dialogo avviene tra generazioni diverse. Pochi , rarissimi “saggi” o, come preferisco chiamarli, senatori alla cultura, oggi sono disposti ad affiancare in un percorso di crescita le famigerate “nuove generazioni”, piuttosto continuano a glorificare il tanto esasperato “l’ho fatto prima io”. Un recente tentativo, certamente non l’ultimo, è stata l’idea di proporre un progetto di tutti e per tutti i cittadini, con l’ideazione (inedita) di Leontinoi 2021 – anno dei 2750 anni dalla fondazione greca di Leontinoi (oggi Lentini e Carlentini). Per la creazione di un progetto, come quello dei festeggiamenti dei 2750 anni dalla fondazione greca, è importante attivare l’intelligenza e la sincerità collettiva della comunità. Un’intelligenza senza riserve, distribuita ovunque, continuamente valorizzata, coordinata in tempo reale e che possa generare un coinvolgimento effettivo delle capacità, delle competenze e dei desideri di tutti. Prima di allora bisognerà fare i conti anche con la stagione pandemica che stiamo attraversando, che ha reso ancora più fragili le nostre relazioni e i nostri incontri “dal vero” entro scenari urbani del comune vivere, della quotidianità.

E il futuro per la vostra organizzazione?

Continuare a coltivare un diverso presente, fornire nuovi strumenti e nuove opportunità al territorio, nostra sede operativa, attraverso la nostra esperienza ed il nostro percorso di crescita. Al momento non possiamo augurarci di meglio.