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Ritorna la Compagnia G.o.D.o.T coi suoi spettacoli al Castello di Donnafugata

La Compagnia G.o.D.o.T ritorna dopo lo stop forzato con 3 produzioni e un esilarante spettacolo di anteprima. Gli appuntamenti si terranno al Castello di Donnafugata di Ragusa.
Si inizia il 3 e 4 luglio (alle ore 20:30) con lo spettacolo di anteprima “La scala magica”,  pensato per i più piccoli. “Il nome è un omaggio alla scalinata del Castello che regala una splendida cornice alle nostre stagioni teatrali estive” spiegano Vittorio Bonaccorso e Federica Bisegna, “Lo spettacolo è un collage di scene divertenti, pieno di canzoni e con le musiche originali del nostro allievo Alessio Barone”. Tra le nuove produzioni c’è l’Avaro di Molière, che andrà in scena il 23, 24 e 25 luglio e poi dal 27 al 29 agosto, ore 21.00.
“I più importanti protagonisti delle opere di Jean Baptiste Poqueline alias Molière”, per Bonaccorso, “hanno in comune il fatto di vivere in un mondo tutto loro, ossessionati ognuno da un diverso tarlo: la malattia per Argante ne Il malato immaginario, la misantropia per Alceste ne Il misantropo, la voglia di nobiltà per Jourdain ne Il borghese gentiluomo (opera che mettemmo in scena diversi anni fa), l’avarizia per Arpagone ne L’avaro. Essi portano alle estreme conseguenze il loro “mal di vivere”, come dei bambini che cercano a tutti i costi l’attenzione degli adulti, e non si può non sentire un pizzico di tenerezza nei loro confronti: prima perché bambini (sognatori quasi), poi perché perdenti”.
Continua, poi, il regista: “L’Avaro è uno di quei titoli che anche il più incallito avversatore del teatro conosce. Testo quanto mai divertente ma anche attuale per la critica a quei disvalori sempre presenti nelle società di tutti i tempi: l’avarizia in primis, l’opportunismo, l’avidità. L’altra faccia della stessa medaglia è rappresentata da Cleante (figlio di Arpagone), il quale dilapida tutto il suo patrimonio nel gioco e nelle cose futili. Dante colloca gli avari e i prodighi nello stesso girone, in quanto il loro vizio ha il medesimo movente nell’immoderata brama delle ricchezze, che gli uni accumulano per il piacere del possesso e gli altri per profonderle irragionevolmente. Una specie di contrappasso tra vecchie e nuove generazioni, al centro del quale l’autore colloca il sentimento più forte: l’amore; quello di Cleante per Mariana (della quale è invaghito anche Arpagone), quello di Valerio per Elisa (altra figlia di Arpagone). A questi, Molière contrappone il suo essere “politicamente scorretto” ante litteram, con disincantata lucidità e senza mai cadere in nessuna tentazione catartica”.
La seconda produzione, I giganti della montagna di Luigi Pirandello, in cartellone il 30 e il 31 luglio, l’1 agosto e ancora dal 24 al 26 agosto, ore 21.00.
Spiega Vittorio: “Affrontare Pirandello vuol dire addentrarsi in un ammasso globulare sferico, gigantesco, che non ruota ma oscilla dall’esterno verso l’interno e viceversa. Se ruotasse col tempo diventerebbe piatto, come sono quasi tutte le galassie: sarebbe più a portata di telescopio. Pirandello, anche se pone al centro quasi sempre lo stesso buco nero che trangugia tutto quello che gli sta intorno, riesce ad espandersi ed a contrarsi per rinnovarsi continuamente. Quando ci pare di aver tracciato la sua orbita, ecco che ce lo ritroviamo “anni luce” lontano da noi e, al tempo stesso, vicinissimo, in una sorta di wormhole del pensiero. Con il suo rigoroso e puntiglioso scandaglio riesce a toccare ogni corda dell’animo umano interrogando le nostre più remote paure o incertezze sul senso del nostro stare al mondo, nella continua ricerca dell’identità (tema ricorrente) tra verità e follia, facce opposte della stessa medaglia. Di questo immenso autore, del quale abbiamo affrontato diverse opere e realizzato proprio qui una Pirandelliana, scegliendo tra le scene più belle dalle sue opere più famose e che ha visto la partecipazione di Massimo Venturiello, vi proponiamo, stavolta, quello che è considerato il suo testamento, cioè la sua ultima opera, rimasta incompiuta perché l’autore morì prima di poter mettere la parola fine: cioè I giganti della montagna”.
“Un filo rosso unisce le due nostre nuove produzioni e cioè L’avaro a I giganti della montagna – prosegue il regista – nel primo c’è una critica all’attaccamento alle cose terrene, al denaro, sbeffeggiato dalla comicità tagliente di Molière; nel secondo questa critica al materialismo a discapito della poesia, assume caratteri più filosofici e più profondi, fino a simboleggiare nel finale la morte dell’arte”.
Infine la terza produzione vedrà il grande ritorno di Con le ali dell’amore dai Sonetti di William Shakespeare, in programma dal 20 al 22 agosto, sempre ore 21.00.

Per la compagnia saranno giorni frenetici, dopo la forzata pausa!